Gli zingari del fiume
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erano tornati
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dopo aver chiuso
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il Grande Cerchio
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làdove abita il vento
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e il sole va a dormire.
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E noi per giorni
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e giorni andammo
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a sud e a sud ancora.
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Tutto ormai era lontano
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le torri il giardino il fiume
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e la montagna.
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Fino a che solo noi
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con il deserto dentro
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gli occhi e le gole
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E sete e sabbia
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Bestemmia e Preghiera
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bruciavano le parole.
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Quando cademmo
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fermi aspettammo la visione
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nella valle dell’ultimo sospiro
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vennero il coniglio
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ed il serpente
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custodi e testimoni
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della tentazione.
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Noi li seguimmo fino
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alla Grande Gola
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dove il Corsaro di Casarsa
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ci aspettava
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«Venite"disse «giù
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e ancora in fondo
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nel Buco del Diavolo, giù
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dove si va una volta sola»
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E noi per nove giorni andammo
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giùe ancora in fondo
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gradino per gradino
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fino alla Porta del Labirinto.
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C’erano due gemelli
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a far la guardia
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Amleto ed Arlecchino
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Il Poeta d’Officina ci disse
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entrando
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«non vi guardate indietro
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non fermate il passo
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al pianto e alle grida
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andate sempre avanti
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fino alla porta d’Oriente
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la Porta dell’uscita» |
E passammo tra i cortili
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le mura le stanze ed i cancelli
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erano vinti e vincitori
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erano lupi ed agnelli.
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Vedemmo le madri partorire
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una guerra
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e i padri annegare quando
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il fiume era in piena.
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Vedemmo i figli divorati
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dalla scimmia sulla schiena.
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Il Diavolo dormiva
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e sognava la palude
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quando noi smarriti e stanchi
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arrivammo nell’Orto dei Pensieri
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sotto il Pesco di Giuda
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c’erano due uomini seduti
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soli tristi e muti.
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Il primo si alzòdicendo
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che nell’altra vita
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si era fatto Dio da solo
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per in miracolo padano
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Aveva usato l’inganno e la rapina
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ma con un colpo solo sparato
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dal terrore
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era venuto qui a nascondere
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per sempre la sconfitta
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e il disonore.
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L’altro con gli occhi a terra
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e la voce che tremava
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disse che nell’altra vita
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si era fatto da solo
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un uomo di sangue ossa e sudore
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ma quando il suo tempo
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non venne piùpagato ad ore
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la rabbia non trovòla strada
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per giungere al suo cuore
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Un nodo alla gola fu la soluzione
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era venuto anche lui
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a nascondere per sempre
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la sconfitta e la delusione.
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Piùavanti gli altri andavano |
quando io udii una voce
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veniva da un rovo
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di spini e di rose
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«Portami via con te portami via»
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ed io la vidi spezzata in mille specchi
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e dissi «Ora che ti ho trovata
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verrai con me per sempre
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anima mia».
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E passai da solo il tunnel
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il lunapark la pista degli scontri
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fino all’uscita
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dove tutti insieme una volta ancora
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ci trovammo.
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Il Martire di Ostia ci salutò
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per tre volte le braccia sulle spalle
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tre volte tutti lo abbracciammo
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aveva un giglio in mano
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quando ci disse
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con una lingua nata di domenica
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«voi siete partiti
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ma solo per tornare
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ed ora che le strade
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sono vuote
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una volta per sempre tornate
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al tempo delle rose». |